La fotografia è uno sport di squadra come il tennis ed il pugilato.
No, non ho sbagliato a scrivere e non avete letto male. Pensateci! Credete che Nadal sia diventato Nadal solo grazie a sé stesso e non ad una squadra di persone che lavorano con lui e per lui? Il pugile, il ciclista, il ginnasta: tutti avranno successo, se lo avranno, grazie ad un lavoro di squadra anche quando ad assurgere alle cronache sarà solo l’atleta che compie la prestazione.
L’esempio “ponte” potremmo farlo con la Formula 1, che è notoriamente uno sport individuale, ma che tutti percepiscono come uno sport che ha bisogno di una squadra che ai box farà la differenza.
Il Gran Premio dura 1 ora ma qualunque risultato si riesca ad ottenere viene da lontano, è frutto di un accurato progetto della macchina, di una precisa strategia e di una squadra che abbia gli uomini giusti nei posti giusti, dal primo degli ingegneri all’ultimo dei meccanici: non hai un’altra occasione! Se impieghi 1/10 di secondo in più nella sosta ai box puoi compromettere il lavoro dell’intera squadra. Se sbagli nella strategia, calcoli male il consumo del carburante, decidi la sosta ai box nel momento sbagliato puoi, di nuovo, compromettere il lavoro dell’intera squadra.
Pur essendo in gioco milioni di variabili imprevedibili, a partire dal valore dei “team” avversari, ogni squadra programma tutto il proprio Gran Premio cercando di risolvere ogni più piccolo imprevisto e ognuno è delegato ad assolvere al meglio la propria parte. Perché in tutto questo lavoro di programmazione e di strategia, di supporto fondamentale dell’elettronica e della tecnologia e soprattutto di redazione del progetto, alla fine la componente umana ricopre un ruolo fondamentale, perché l’orecchio del meccanico esperto che “ascolta” il motore e riesce a migliorare le prestazioni con mezzo giro di cacciavite è imprescindibile; perché la pista è la stessa per tutti, le gomme sono le stesse per tutti, le macchine hanno tutte le stesse caratteristiche; quello che può fare la differenza è l’esperienza e la strategia, anche sulle capacità di investimento economico, perché se così non fosse una “Toro Rosso” non potrebbe mai competere contro un “Cavallino Rampante” o una “Stella d’Argento”…e invece succede e succede spesso. Il pilota che poi porta al successo la macchina è quello che “mette la faccia” ed il sigillo sul un lavoro corale di un gruppo di persone.
E diventa subito chiaro che se tutti i componenti non sono competenti e concentrati, ne va del lavoro di tutti. Se al cambio gomme, il meccanico è veloce o tarda ad avvitare il bullone è tutta la squadra che vince o perde, perché anche qui vige la “legge dell’HI-FI”: la qualità del suono si assesta al livello del componente più scadente.
In tanti altri sport individuali è così, in tanti comuni lavori dove ad “emergere” è una sola figura funziona così (pensate che lo Chef prepari tutti i piatti del ristorante?).
Anche in fotografia è così! Una fotografia commerciale ben fatta risponde alle stesse dinamiche. Con un po’ di fortuna si può anche ottenere una buona foto, ma per ottenere foto giuste con una costanza di risultati, è necessario avere al fianco persone con diverse competenze ed esperienze, ognuna delle quali si occuperà del proprio specifico, esattamente come nel box della Formula 1. Il progetto sarà chiaro e noto a tutti ancor prima di arrivare sul set. E una volta sul set ci sarà qualcuno alle spalle del fotografo per controllare che ogni ciocca sia al suo posto, che la fronte non sia lucida, che il rossetto sia uniforme, qualcun altro che controllerà che l’abito non faccia pieghe strane, che l’accessorio sia coerente al “mood” trattato, e ancora altri che si preoccuperanno di girare un flash di 3 gradi perché la luce cada meglio e correranno poi dall’altra parte per reggere un pannello che ammorbidisce l’ombra. Tutto ciò senza che il fotografo e la modella debbano muoversi, ma senza che debbano neanche parlare, perché adesso siamo in pista ed il risultato dipende solo dalla prestazione macchina/pilota, con la continua assistenza dei box. Il pilota deve solo pensare a spingere a fondo il pedale e guidare bene la macchina. E sarà il pilota a condurla al traguardo, ma col risultato che il lavoro di squadra avrà permesso.
E non sentirete mai un campione di Formula 1 ad un intervista dire: “io ho vinto” ma piuttosto “noi abbiamo vinto“.
(Questa volta il progetto era un corso di fotografia, uno “one to one” come lo chiamiamo noi. E la squadra era composta da Mikym, splendida e paziente, interprete propositiva e sorridente, paziente anche durante le lunghe attese dovute alle pause didattiche; Matteo, Anteros Artist che riesce con materiali poveri, particolari e difficilmente utilizzati nel makeUp, a trasformare una Donna: prima in una altera Dea portatrice di luce, una vera Dea della fotografia, e poi in una seducente e ammaliante ragazza in attesa di qualcuno che non arriverà mai. E questa volta in questa squadra c’erano due ragazzi che la amano davvero la fotografia, che è per loro anche professione: Sergio con la sua filosofia e la sua pacatezza e Mary, con la sua “ansia” unita alla sua dolcezza e sensibilità. E, ovviamente, Marco e Luca, che sono squadra “dentro”.)